Dopo i mesi neri post-lockdown, che hanno portato lo stock delle proprietà disponibili sul mercato a 9.277 unità, il numero più alto da maggio 2011, con un aumento di quasi il 56% rispetto all’inizio del 2020, gli ultimi mesi hanno invece evidenziato dati incoraggianti e sembrerebbero marcare l’inizio della ripresa per il mercato immobiliare di New York.
Dopo i dati postivi registrati a dicembre, anche gennaio ha confermato il medesimo trend. Nei primi 30 giorni del 2021, infatti, le vendite nel segmento condo sono aumentate di ben il 27% rispetto allo stesso periodo del 2020 (il 25% per quanto riguarda il segmento coop). Si tratta del quinto aumento consecutivo su base mensile. Anche l’inventario di mercato nella Grande Mela offre scenari positivi, confermandosi in calo di circa 2.000 unità rispetto al picco di ottobre.
New York, ripartono anche gli affitti
Restano positivi anche i dati legati al mercato degli affitti: a gennaio 2021 la vacancy a Manhattan è scesa per il secondo mese consecutivo dall’inizio della pandemia. Il numero di nuovi contratti di locazione siglati a Manhattan è infatti aumentato del 56% rispetto a gennaio del 2020 (6.255 contro 3.969). Già a dicembre i nuovi contratti di locazione erano aumentati del 36% rispetto a novembre e addirittura del 93,6% rispetto a dodici mesi prima.
“Si tratta del segnale più evidente che le persone stanno tornando in città, anche in questo caso attratte da canoni di locazione decisamente vantaggiosi, con prezzi in calo mediamente del 15-20% rispetto a prima della pandemia”, sottolinea Pedicini.
“Alla luce degli ultimi dati di mercato, in ripresa rispetto a pochi mesi fa, come pure in virtù di alcuni catalizzatori importanti, in primis l’approccio più rigoroso alla pandemia da parte dell’amministrazione Biden, soprattutto per quanto riguarda l’implementazione del piano vaccinale, è ragionevole concludere che i prossimi 6-9 mesi rappresentino un’opportunità d’investimento storica a New York, analogamente a quanto avvenuto dopo la crisi finanziaria del 2008-2009”, spiega Pedicini.
“Quanto visto negli ultimi tre mesi mette a dura prova la tesi dei detrattori di New York, per i quali lo ‘svuotamento’ della città registrato nei mesi scorsi veniva dato per definitivo” – continua Pedicini – “Sono molte, negli USA, le realtà aziendali che nel corso degli ultimi 10-15 anni hanno provato ad introdurre modelli organizzativi basati sul lavoro in remoto, quasi sempre preferendo poi optare per modelli più tradizionalmente office-based. Il fenomeno si espanderà certamente ma non a tal punto da rivoluzionare i modelli urbani tradizionali”.